MEDICINA - ERBORISTERIA - ERBA RUGGINE (Ceterach officinarum DC.)

Pianta della famiglia delle Olipodiaceae Aspleniaceae, distribuita in Europa e Asia.
In Italia è comune nella regione submontana, montana, subalpina, nelle fessure dei muri, delle rocce e negli anfratti.

GENERALITÀ
L'erba ruggine è una piccola felce alta fino a 10-15 cm, con un breve rizoma che emette numerose fronde appena picciolate, divise in lobi larghi, ottusi, di consistenza coriacea. La pagina superiore delle foglie è di colore verde scuro e glabra, la faccia inferiore è ricoperta da squame brevi di colore bruno o grigio rossiccio.
Sulla superficie inferiore delle fronde sono disposte, lungo le nervature, numerose formazioni (dette «sori») che contengono le spore, organi riproduttivi della pianta.
Nella stagione secca le foglie di questa felce si accartocciano a tubo lasciando scoperta solo la pagina inferiore delle fronde, che però è protetta dalle squame. La pianta supera così i periodi di siccità e si ridistende non appena le condizioni di umidità ritornano favorevoli.
Per scopi terapeutici si utilizza l'intera pianta: rizoma e fronde.

IMPIEGO TERAPEUTICO
L'erba ruggine è stata utilizzata assieme ad altre piccole felci già dai tempi antichi, certamente dai Romani: non si hanno però notizie precise circa il suo impiego.
Dal Medioevo al secolo scorso questa felce è rimasta nell'uso popolare come un rimedio contro le idropisie e le calcolosi renali, nonché come depurativo in genere dopo attacchi di febbre intermittenti.
La sua attività principale è molto vicina a quella del capelvenere. In medicina popolare la pianta viene utilizzata anche oggi per le proprietà sedative della tosse e per le caratteristiche emollienti. Recenti ricerche in campo farmacologico hanno dimostrato la sua attività diuretica e antiinfiammatoria sulle vie urinarie. Per queste proprietà l'erba ruggine è particolarmente indicata nelle malattie delle vie urinarie, quando queste si accompagnano a disuria (causata dalla presenza nelle urine di acido ossalico ossalati), cioè nelle nefriti, nelle calcolosi, nei catarri vescicali.
Esternamente l'erba ruggine viene usata come antiifiammatorio e astringente, ma anche come decongestionante delle mucose della bocca, del cavo orale e della gola genere, nonché delle epidermidi infiammate.
I principi attivi dell'erba ruggine sono: flavonoidi, sostanze tanniche, acido clorogenico e amminoacidi.

- Uso interno: si utilizza l'infuso, preparato con 30-50 g di pianta secca per litro di acqua bollente. Si lascia riposare per 5-10 minuti, si filtra per tela. Si prende alla dose 2-3 tazzine al giorno, contro la tosse, o per aumentare la diuresi, o ancora per prevenire i calcoli renali.
Poiché l'infuso non è molto gradevole, si consiglia di aromatizzarlo con l'aggiunta di anice o di menta.

- Uso esterno: si utilizza il decotto, preparato con 50-80 g di erba ruggine per litro di acqua. Si lascia bollire per 10 minuti, poi si filtra a freddo per tela.
Si utilizza il decotto così preparato per sciacqui, per gargarismi, per lavaggi, o per la preparazione di compresse imbevute.
Il decotto di erba ruggine è particolarmente utile nelle infiammazioni del cavo orale e della gola, nonché delle epidermidi arrossate.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE
La pianta intera di Ceterach officinarum si raccoglie durante il periodo vegetativo, che va da giugno a settembre, quando le foglie sono ben sviluppate.
Va ripulita dal terriccio ma non lavata; è poi posta a essiccare, dopo averla eventualmente ridotta a pezzi, in sottile strato su graticciati o su setacci a maglie larghe, all'ombra, in locale ben aerato.
Terminato l'essiccamento, la pianta si conserva in sacchetti di carta o in recipienti di vetro scuro chiusi. Bisogna prestare attenzione alle eventuali fermentazioni.
L'erba ruggine va rinnovata tutti gli anni.
La coltivazione dell'erba ruggine presenta notevoli difficoltà: si tratta infatti di pianta che si riproduce per spore e che quindi, come tutte le felci, ha un ciclo assai lungo, con la formazione di stadi unisessuati (gametofiti), prima di ottenere la vera felce o sporofito.
Si può tentare il trapianto di piante adulte (sporofiti), ma l'attecchimento presenta notevoli difficoltà. È necessario, se si vuol tentare, asportare l'intera pianta con il terriccio scarso che avvolge l'apparato rizomatoso e radicale nella stagione autunnale avanzata. Questa pianta deve essere posta tra sassi, in luogo a umidità costante.
Essendo tuttavia pianta abbastanza comune nei luoghi montani, non sarà difficile approvvigionarsene in natura.
 

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